Negli ultimi dodici mesi il terrorismo di matrice jihadista ha continuato a colpire con estrema ferocia in Europa e nel resto del mondo, in particolare in Medio Oriente e in Africa. Secondo alcuni analisti, questa ondata impetuosa di violenza tradirebbe la debolezza crescente della forza ispiratrice oggi predominante dello jihadismo, il cosiddetto «Stato islamico» (Is), messo a dura prova dalle azioni militari di una vasta coalizione internazionale. Secondo altri, invece, essa sarebbe, esattamente al contrario, il segno di una sua accresciuta capacità di destabilizzare una vasta porzione del mondo. Sul punto è difficile esprimersi. Un rapido resoconto dei principali attentati degli ultimi mesi, tuttavia, può darci qualche indicazione sulla natura, l’effettiva portata e le possibili conseguenze di questa vera e propria esplosione del terrorismo globale.
Degli attentati di Parigi (7-9 gennaio 2015), Copenaghen (14-15 febbraio 2015) e Tunisi (18 marzo 2015) abbiamo già discusso in un precedente articolo. Qui parleremo dei nuovi attacchi terroristici che il «jihad globale» ha messo a segno dopo di allora, tra l’aprile del 2015 e il gennaio del 2016. Tra essi spiccano senz’altro, per la loro brutalità e i loro effetti, quelli di Parigi del 13 novembre 2015, che hanno provocato la morte di 130 persone.
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