Nei primi mesi del 2015 il terrorismo internazionale di matrice islamista ha messo a segno tre drammatici e spettacolari attentati: a Parigi il 7-9 gennaio, a Copenaghen il 14-15 febbraio e a Tunisi il 18 marzo.
Questi tre eventi si collocano nel quadro di una più ampia escalation del terrorismo a sfondo religioso, che è diventato ormai un’emergenza globale. Il fatto che essi abbiano colpito il cuore dell’Europa e uno dei pochi paesi nei quali le “primavere arabe” avevano avviato un significativo processo di transizione democratica suscita, tuttavia, una particolare apprensione. Che diviene ancora maggiore se quegli eventi vengono messi in relazione con la virulenta avanzata del cosiddetto “Stato islamico” (Isis) tra la Siria e l’Iraq e con i suoi espliciti appelli alla violenza e al terrore. Il risultato è che un profondo senso di insicurezza – che è il primo obiettivo e la naturale conseguenza di qualsiasi atto terroristico – ha ripreso a dilagare dappertutto, come non accadeva ormai da diversi anni.